Oggi partiamo per l’Oriente. Idealmente però, state pure comodi davanti al monitor. Il fitness stavolta lo vestiamo col kimono e lo avvolgiamo in quella cultura nata nei paesi bagnati dall’Oceano Pacifico, ma sdoganata nei secoli anche da noi. E non poteva essere altrimenti. Vista la commistione di saperi che la storia produce.
E così, aprire il capitolo “arti marziali” ci porta subito alla mente immagini del Sol Levante, divenute precise icone anche nel nostro immaginario. Ecco che la serie di discipline sportive, nel senso più ampio di questa parola, ci si apre davanti sempre più familiare ed estesa. Tecniche codificate, che tengono conto dell’attività, ma anche di principi filosofici.
Non solo combattimento, quindi. E non solo un prodotto della cultura giapponese, perché ogni disciplina venuta dall’oriente ha personalizzato e sviluppato un proprio percorso all’interno di questa “galassia”. Ecco perché le varie metodologie di combattimento sono dunque declinate in maniera differente in Cina piuttosto che in Korea, in Giappone piuttosto che in Indonesia.
E oggi sia in Africa che in Europa, che in America la diffusione capillare delle arti marziali ha permesso di trovare altre vie “personalizzate” alla pratica del judo, del karate, del kung fu, dell’aikido, del kendo, e così via. Diverse attività che, aldilà di strumenti e metodi, hanno in comune l’esigenza di ottenere abilità di combattimento, autodifesa, attraverso l’autocontrollo e l’acquisizione di una certa confidenza col proprio corpo.
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