Il nostro pallino fisso lo conosciamo ormai. Informarvi e consigliarvi per quanto riguarda il fitness e lo star bene. E in questo contesto non siamo da meno quando si tratta di parlare di trend e tendenze per l’attività fisica.
Nuove metodologie di allenamento compaiono infatti costantemente e per questo motivo capita spesso di approfondire argomenti molto interessanti per appassionati e per chi ha cura del proprio corpo.
Oggi parliamo del Tacfit e scopriamo insieme cosa si cela dietro questa parola. Ma prima dobbiamo fare un piccolo passo indietro e parlare velocemente di Circular Strenght Training. Ossia di un metodo d’allenamento dinamico, pensato per ridurre al minimo la possibilità di incorrere in infortuni.
Un’attitudine che punta su un approccio scientifico e mira a mantenere alta la propria condizione atletica, in modo da essere sempre pronti e preparati allo sforzo che una prestazione sportiva richiede. Ed è partendo dalla medesima esigenza che si è arrivati al Tacfit.
Questa metodologia di allenamento si concentra principalmente sulla stimolazione dei muscoli addominali, seppur considera anche l’armoniosità della nostra struttura. E quindi anche la parte superiore del corpo e le gambe vengono adeguatamente curate in questo contesto.
I vari programmi di allenamento presuppongono una disciplina e un’attenzione particolare durante la loro applicazione. L’attività va svolta per periodi brevi, anche 20 minuti, ma seguendo una graduale scala di intensità.
Vengono quindi considerati 4 livelli di difficoltà, assegnati in funzione del livello di preparazione atletica, mentre l’intento principale resta quello di lavorare su forza, resistenza e agilità, attraverso l’utilizzo di strumenti come kettlebell, pesi, parallele, elastici.
Grazie a questi oggetti si percorre in maniera più efficace un percorso soddisfacente e volto ad allontanare infortuni, spesso causati da poca attenzione verso il nostro corpo.
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